5° Giorno.

Da Maria Taferl a Stockerau

Giovedì: “il battello e il … tappone”

Vi ricordate il “simpatico” gruppone di pensionati di Bologna? Sì, quelli “innocui”, beh stamani a colazione molti di noi schiumano di rabbia… quelli, gli “innocui” vecchietti, hanno iniziato a muoversi alle 6 di stamani! E noi, che ieri avevamo fatto quei chilometri in più per dormire oggi, ci siamo cascati come pere cotte!! Insomma, loro, i bolognesi, vanno stamani all’abbazia e così levataccia per tutti! Questi sono usciti fuori a chiacchierare e a far baccano già alle 6, ma sono partiti solo alle 7,30. Vabbè che i vecchi soffrono di insonnia, ma noi che c’entriamo??? Anche per loro ci resta il mistero delle tappe, hanno un pullman, ma giurano che lo usano solo per bagagli e vettovaglie…  Lasciamo fare non è il caso di sfidare anche loro!

Il tempo promette bene, davvero! Non piove e forse spunterà anche il sole, in molti optiamo per abbigliamento leggero, chissà se sul traghetto si può prendere il sole! “Sì, forse è meglio spalmarsi di crema protettiva”, ecco la mia pensata geniale! Finalmente si parte, è un inizio in…. discesa!! Com’era la storia delle distanze di sicurezza? Ah, ricordo: basta che i freni funzionino! Grande regola d’oro! E’ vero! Tutto a posto, arriviamo in piano e riprendiamo la strada per Melk, ci imbarcheremo lì.

Sarà perché ormai conosciamo la strada o sarà che Francesco, troppo previdente, ci ha fatto partire presto, insomma arriviamo molto prima della partenza del traghetto e allora, via tutti a fare un altro giro (altro giro, altra corsa!) per la grande metropoli di Melk! Che emozione! Angoli mai visti (nel senso letterale, visto che anche Melk è poco più di una strada, ma carina!). Poi ritrovo al traghetto e rapida manovra di imbarco per bici e ciclisti; la corsa è per assicurarsi i posti a sedere sul ponte più alto, bene esposti al sole, pensiamo. Beh ancora non abbiamo ben valutato gli altri elementi atmosferici! Si mollano gli ormeggi e si naviga; Michele, il nostro caro Michele, se ne esce fuori subito con “com’è che ci muoviamo e non sto pedalando??”. E’ da qui che iniziamo una serie di battute… ma per gli approfondimenti rimando alla apposita rubrica.

Ci rilassiamo, ci mettiamo in libertà, via le scarpe, via le felpe; finita tutta la funzione arriva un bel nuvolone… con annesso vento, ma noi, unici su tutto il battello, rimaniamo così. Ridendo e scherzando, rabbrividendo, arriviamo a Krems e sbarchiamo.

Qui il gruppo si divide, qualcuno cede alle lusinghe di un treno fino a Tulln. 14 ardimentosi (mi hanno garantito che non ci sono salite), continuano indomiti, ci sostiene il pensiero che presto dovremo abbandonare le nostre bici, (lacrimuccia d’obbligo al triste pensiero di domani, ultimo giorno!).

Si riprende la pedalata e le chiacchiere, sempre rigorosamente almeno in 3 per fila e cercando sempre di ostacolare chi viene in senso contrario o chi, incauto, ci vuol superare, ma non erano queste le regole??? Boh, e chi se lo ricorda ….

Arriviamo a Tulln, saltiamo scattanti dalle nostre bici e ci mettiamo ad aspettare gli altri bighellonando per il paese che scopriamo aver dato i natali a Schiele.

Ricompattato  il gruppo, ripartiamo per Stockerau, la meta di oggi, che nella parte finale del percorso ci vede attraversare un suggestivo bosco.

Arrivati a Stockerau, il mio senso estetico si rivolta un po’ alla vista, davanti all’albergo, di una statua di cavallo con una zampa anteriore trasformata in gamba di donna con giarrettiera e tacco a spillo. Ma dove siamo capitati? Chi è l’artista? Qual è il suo messaggio al mondo? Boh!

Ma, sorpresa delle sorprese, ritroviamo anche i bolognesi e qui ci permettiamo qualche battuta in libertà, sull’importanza del riposo per degli atleti come noi…. Insomma cerchiamo di “addestrarli” ai nostri ritmi, per una notte tranquilla.

Dopo la cena molti si defilano, ma non i nostri ragazzi (Michele, Adriano, Ilaria, Francesco ed io) che si avventurano per la città alla ricerca del centro e di un pub dove affogare le proprie tristezze (quali???).

Deserto, silenzio e… buio. In una piazza che immaginiamo essere la principale c’è un altro esempio di arredo urbano: una vecchia schiacciasassi! Che vuol dire? Nessuno di noi, chiaramente, capisce una parola di tedesco, ma intuisco che c’è un cartello che fa divieto di salirci, e noi che facciamo? Ci saliamo e ci facciamo la foto!

Non sarà l’unica cosa vietata che troviamo passeggiando nel buio, ad un certo punto vediamo un enorme cartello di divieto di passaggio per: bici, pattini, skate… insomma forse in punta di piedi e scalzi si può transitare, ma non ne sono molto sicura!! Dopo lo slalom tra tutto ciò che è vietato e una forsennata ricerca di un luogo dove sedersi e bere qualcosa l’80% del gruppo decide di ritirarsi in buon ordine, l’altro 20%, sempre fedele ai principi di una sana democrazia, segue il suggerimento e… si va tutti a dormire.